L’amore di coppia: dall’attaccamento infantile a quello adulto

Siamo qui a parlare dell’amore e della coppia, di come questo connubio si genera, si mantiene nel tempo o si dissolve. Bowlby (1973) affermava che l’attaccamento caratterizza l’essere umano dalla culla alla tomba.
ADCIn effetti, Parkes (1972)e Weiss (1975) hanno dimostrato che i rapporti adulti presentano le medesime caratteristiche dell’attaccamento infantile. L’unica differenza è la presenza di reciprocità tra i partner adulti, che spesso sono anche partner sessuali, i quali danno e ricevono protezione dall’altro, cosa che non si verifica nella diade (Carli, 1995).
La forma più tipica d’attaccamento adulto, quindi, implica l’integrazione di diversi sistemi comportamentali: l’attaccamento, il fornire e ricevere cure e l’attrazione sessuale (Shaver, Hazan, 1988).
Il rapporto di coppia non nasce, però, come legame di attaccamento, lo diventa gradualmente.
L’attaccamento si instaura dapprima con la ricerca della vicinanza, sostenuta anche dall’attrazione sessuale; c’è poi una ricerca del contatto, dello scambio di affettuosità e di non trovarsi mai, anche nell’autonoma attività esplorativa, troppo distanti. Nelle situazioni difficili l’individuo si sente inoltre confortato e rassicurato dalla presenza del partner, considerato quindi un rifugio.
Infine, confidando sulla sua continua disponibilità e sensibilità, l’altro diventa una base sicura (inteso come riferimento) che facilita i comportamenti di ricerca della vicinanza e, nel tempo, una vasta gamma di attività cognitive ed affettive (Weiss, 1982).
I legami di coppia adulti, dunque, manifestano, secondo modalità differenti, gli schemi di pensiero-emozione acquisiti nell’infanzia (Brennan, Shaver, Tobey, 1991; Aquilar, 2006a; 2012).

In termini di attaccamento adulto possiamo distinguere (Brennan, Shaver, Tobey, 1991; Bartholomew, 1990; Cassidy, Shaver, 2008) tra:
1. l’attaccamento adulto sicuro: l’individuo è a proprio agio con l’intimità e con l’autonomia; presenta sistematicamente una valutazione positiva di sé e dell’altro/a; è in grado di selezionare adeguatamente i candidati partner;
2. l’attaccamento adulto preoccupato: l’individuo è a proprio agio con l’intimità, ma non con l’autonomia; presenta prevalentemente una valutazione positiva dell’altro e negativa di sé;
3. l’attaccamento adulto respingente: l’individuo è a proprio agio con l’autonomia, ma non con l’intimità; presenta prevalentemente una valutazione positiva di sé e negativa dell’altro;
4.l’attaccamento adulto impaurito: l’individuo è a disagio sia con l’autonomia che con l’intimità, e si sente prevalentemente a disagio nelle relazioni personali significative. Sperimenta oscillazioni continue tra fasi in cui desidera fondersi con l’altro, e fasi in cui desidera demarcarsi dall’altro. Le valutazioni di sé e dell’altro sono altalenanti.
Insomma, l’attaccamento sicuro si manifesta associato a delle caratteristiche positive verificatesi nelle relazioni; l’attaccamento evitante porta a relazioni poco soddisfacenti; l’attaccamento disorganizzato porta a relazioni caotiche; infine, l’attaccamento ansioso/ambivalente si lega negativamente alle caratteristiche positive della relazione, fatta eccezione per la variabile “passione” (Carli, 1995).
Le passione è una variabile presente anche nella teoria triangolare dell’amore di Sternberg (Sternberg, Whitney, 1996). Secondo questa teoria la relazione d’amore è equiparabile ad un triangolo equilatero ovvero si basa sul labile equilibrio di tre elementi: intimità, passione e impegno. Se questi tre elementi non fossero bilanciati tra loro, potrebbero esserci delle difficoltà, la relazione d’amore potrebbe trasformarsi in altro diverso dall’amore e nella coppia si manifesterebbero delle aree di conflittualità.

Queste aree conflittuali sono riassumibili fondamentalmente in sei grossi punti (Beck, 1988; Aquilar, 2006; 2011):
1) decisioni da prendere;
2) questioni economiche;
3) rapporti sessuali;
4) svaghi e attività per il tempo libero;
5) rapporti con le famiglie di origine;
6) rapporti con i figli.
E’ necessario capire quali di queste aree si manifestano nella relazione di coppia, poiché ognuna di queste tematiche può portare al palesarsi di disagi diversi.
Quindi, capire di cosa si tratta e come si manifesta aiuta ad individuare la natura e la durata del problema. Se si generasse un conflitto, allora sarà necessaria una terapia di coppia.
La terapia cognitivo-comportamentale sul conflitto di coppia agisce nella relazione identificando i pensieri automatici disfunzionali che provocano la deriva della relazione.
In sostanza, per ricostruire la storia relazionale si utilizza un intervento protocollare molto ben strutturato che fa riferimento all’approccio modulare, e consiste in 10 sedute più due di somministrazione di test pre e post indagine. Tutto ciò è volto a capire se ci sono delle immagini, dei racconti tramandatici che in qualche modo incidono nella relazione di coppia.
L’obiettivo terapeutico, dunque, consiste nell’ esplorate le dinamiche di coppia, con lo scopo di interrompere i cicli inter-personali problematici ricorrenti. In alcuni casi, potrebbe essere presa in considerazione l’idea di sviluppare un doppio contesto psicoterapeu¬tico (Aquilar, Del Castello, 1998; Liotti et al., 2005), con una co-terapia familiare in aggiunta a quella individuale. Sarebbe poi da valutare se suggerire una terapia familiare di tipo sistemico-relazionale, o cognitivo-comportamentale (Dattilio, 2010), ma questa ultima parte merita di essere trattata accuratamente in separata sede.

Bibliografia
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Francesca Fiore

Informazioni su Francesca Fiore

Psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale. Autrice di diversi articoli su StateOfiMind
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